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Tra i Pini di Roma e variazioni
Monday, 30 June 2014
VIENI A VISITARE IL MIO NUOVO BLOG
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Location:
Roma, Italia
Wednesday, 23 April 2014
IN ROME THE SMALL FOUNTAINS TELL ABOUT THE STORY OF ROME
WHEN YOU ARRIVE IN ROME
When
you arrive
in Rome, in addition to the centuries-old pine trees,
the first town residents that
you can meet are the small fountains.
Small drinking fountains
in every corner of the city tell about Rome, each in its own way.
Rome
owes his life to the
fountains, that they are always been a great resource.
The
beginning there was only the Tiber River that bathed the fields, that was a defensive barrier and it was the "road" that enabled Rome
to be in touch with the Mediterranean world.
Then
the Aqueducts
came and the Appius aqueduct was
created, the first of a long sequence: 16 km long, built 312 years before Christ was born.
But
the water in every corner of the city has always been insured by the
small fountains and thanks to the abundance of water that Rome was called the "regina aquarum", the "Queen of Water".
The
"father" of archeology,
Rodolfo Lanciani emphasized this abundance of water: in
addition to the thermae, ancient
Rome had 212 fountains that were fed by 11 aqueducts next to
247 storage tanks which guaranteed 1 billion liters per day of drinking
water clear and
fresh.
THE WATER "FLEW" ACROSS THE CITY
The
water "flew" across the city by bridges
and viaducts, and even today
you can see them in the Appia Antica Park or embedded inside buildings in the city center a short walk from Largo di Torre Argentina. These engineering tools were in fact necessary
to overcome differences
in height of the water in a city grown among its Seven Hills.
The
aqueducts and the small fountains speak
to you again, and each has a different story to tell
in a city like Rome, which has fountains more than any other city: someone
says that here there are 2000
and others say up to 2500.
THE "NASONI"
But
what is certain
is that Rome is unique in having the "nasoni", i.e. “big noses”.
Luigi
Pianciani, the first mayor of the
city, decided their construction and this name derived from the curved metal tube, which gives them the appearance of small dwarfs.
In
the hot summer afternoons,
indeed, they are there to look at you smiling while
you catapult with empty bottle in search
of water!
Their identikit is this:
1 meter and 10
centimeters high; the nose is
62 cm long,
100 kilo
weigh and
they are of cast
iron.
BUT A NEW GENERATION OF SMALL FOUNTAINS
But
a new generation of
small drinking fountains begins to live
since the 20’s of the XX century. The
young Pietro Lombardi,
just 31 years old, graduated in architecture at the Academy of Fine Arts in Via Ripetta, won the national competition to built a fountain in Testaccio.
Lombardi
was inspired by "Monte dei Cocci" and
invented a fountain composed of many amphorae, evoking an indian
pagoda.
But
above all, this fountain tells
about the era in which it was
born: the search for a linear and stylized
dimension, in the city that was
the capital of the overabundance
and theatrical Baroque.
The
idea was entirely successful, and it's still there, in Piazza dell’ Emporio.
The following year,
on a proposal from the Superintendent,
Lombardi was entrusted with the
implementation of
other fountains,
in which the characteristics of the place had to be
present in the compositional elements.
And
so these fountains
offer you a wealth of suggestions and they tell about Rome in its traits most essential and true.
The Barrel
in Via della Cisterna,
to remember the many taverns in the area; the fountain of the Tiaras, close
to the colonnade of St.
Peter's Square, with its
three papal keys surmounted by popes
tiaras; the Books
in Via
degli Staderari,
close to an ancient library;
the fountain of Pigna in front of Piazza Venezia,
in which two blooms of tulips support the pinecone,
symbolizing the name of the ward; the
fountain of Cannonballs, in Via di Porta
Castello, near the military fortress of Castel Sant'Angelo; the fountain of the Helm, close to the complex of
San Michele, to evoke the ancient harbor of Ripa Grande on the banks of the Tiber River; and, in Via Margutta, the fountain of
Arts where brushes and
colors symbolize the painters and
sculptors who, as always, crowding
Rome.
Piazza San Pietro |
the fountain of the Helm |
Via Margutta |
Via di Porta Castello |
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Location:
Roma, Italia
A ROMA LE FONTANELLE RACCONTANO ROMA
english http://traipinidiroma.blogspot.it/2014/04/in-rome-small-fountains-tell-about.html
QUANDO ARRIVI A ROMA
Quando arrivi a Roma i primi abitanti della città che incontri, oltre ai secolari pini, sono le fontanelle.
Fontanelle in
ogni angolo della città che, ciascuna a modo suo, ti raccontano Roma.
Roma deve la
propria vita anche alle fontane che da
sempre sono una grande risorsa.
All’inizio c’era
solo il Tevere che bagnava i campi,
era una barriera di difesa per gli antichi che qui vivevano ed era anche la “strada” che permetteva a Roma di
essere in contatto con il mondo che nel
Mediterraneo si affacciava.
Poi vennero gli Acquedotti con il primo della lunga
serie, lungo 16 km, costruito 312 anni
prima che Cristo nascesse e che
venne chiamato Appio.
Ma l’arrivo
capillare dell’acqua in ogni angolo della città è stato sempre assicurato dalle fontanelle e fu
proprio l’abbondante presenza di acqua
che fece ribattezzare Roma come la “regina aquarum”, la “regina dell’acqua”.
Il “padre”
dell’archeologia, Rodolfo Lanciani
ne sottolineò l’abbondanza: oltre alle terme, nell’antica Roma erano presenti 212 fontane, alimentate da 11 acquedotti accanto ai quali 247 serbatoi di raccolta garantivano 1 miliardo di litri al giorno di acqua
potabile limpida e fresca.
L'ACQUA "VIAGGIAVA"
L’acqua “viaggiava”
attraverso la città mediante ponti e
viadotti che ancora oggi puoi vedere nel parco degli acquedotti dell’Appia Antica o inglobati all’interno di
edifici in pieno centro a due passi
da Largo di Torre Argentina. Questi
strumenti di ingegneria erano infatti necessari per fare superare all’acqua i
dislivelli di una città cresciuta fra i
suoi Sette Colli.
Gli acquedotti e
le fontanelle ti parlano ancora ed
ognuna ha una storia diversa da
raccontare in una città come Roma che ne possiede più di qualunqe altra: c’è chi dice che qui ce ne sono 2000, e
chi dice di aver contato fino 2500
fontanelle.
I "NASONI"
Ma quello che è certo è che Roma è l’unica ad avere i “nasoni”.
Li volle il
primo sindaco, Luigi Pianciani, e questo nome deriva dal tubo ricurvo metallico che dà alle fontanelle l’aspetto di
piccoli nani.
Nei caldissimi pomeriggi estivi, infatti, stanno
lì sorridenti a guardarti mentre ti
catapulti con la tua bottiglietta
vuota alla ricerca di acqua!
Il loro identikit è questo: altezza è 1 metro e
10; il naso è lungo 62 centimetri, pesano 100 chili e sono di ghisa.
MA UNA NUOVA GENERAZIONE DI FONTANELLE
Ma una nuova generazione di fontanelle iniziò
a vivere a partire dagli anni ‘20 del XX
secolo quando il giovane Pietro Lombardi,
appena 31 anni, diplomato in architettura all’Accademia di Belle Arti in Via
Ripetta, vinse il concorso nazionale
per la fontanella da realizzare a
Testaccio.
Lombardi
si ispirò al vicino “monte dei cocci” e ideò una fontanella composta da tante anfore l’una sull’altra, che
evocava perfino una pagoda indiana.
Ma soprattutto questa
fontanella ti racconta dell’epoca in
cui nacque: la ricerca di una
dimensione lineare e stilizzata
nella città che era la Capitale del barocco
sovrabbondante e teatrale.
L’idea ebbe
successo, e sta ancora là, dove inizia via Marmorata, a Piazza dell’Emporio.
L’anno
dopo,
su proposta della Sovrintendenza, a Lombardi
venne affidata anche la realizzazione di
altre 9 fontanelle rionali, nei cui elementi compositivi dovevano essere
presenti le caratteristiche del
luogo.
Ed è così che queste
fontanelle ti offrono una profusione di
suggestioni e ti raccontano Roma
nelle sue note caratteriali più essenziali e più vere.
La
Botte in Via della
Cisterna, per ricordare le numerose osterie in zona; la fontana delle Tiare, tra il colonnato di Piazza San Pietro ed il Passetto di
Borgo, con le sue tre chiavi papali
sormontate da altrettante tiare pontificie; i Libri vicino a dov’era la biblioteca a Via degli Staderari; la fontana della Pigna, posta di fronte alla Basilica di San Marco, vicino al
Vittoriano di Piazza Venezia, nella
quale due corolle di tulipani sostengono la pigna, che simboleggia il nome
stesso del rione; la fontana delle Palle
di Cannone, situata in Via di Porta Castello, vicino la fortezza militare
di Castel Sant’Angelo; la Fontana
del Timone, a ridosso del complesso
del San Michele, ad evocare l’antico porto sulle
sponde del Tevere, quello di Ripa
Grande; e a Via Margutta la
fontana delle Arti dove compassi, pennelli e colori simboleggiano i pittori e gli scultori che, da sempre, affollano Roma.
Via di Porta Castello |
Via degli Staderari |
Fontana del Timone |
Via Margutta |
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Location:
Roma, Italia
Saturday, 25 January 2014
A MYSTICAL VISION IN VITERBO
in italiano una visione mistica a Viterbo
Today my
fluxes of thought change location and go outside of Rome, into the beautiful Tuscia, because during my Christmas holidays
I took the opportunity to enjoy a little of medieval-fantasy atmosphere: walking through the Via Francigena, along the alleys of magical neighborhood San Pellegrino in Viterbo, I came across a "vision".
Kept inside
the Chiesa del Gonfalone indeed “La Natività Mistica”
has still now exposed to view; a masterpiece of Ignazio Stern, an artist yet
to be discovered, who worked in the late Seventeenth century and the first half of the Eighteenth century.
The most beautiful
thing is that the canvas has generously offered
to the eyes of anyone who wants to
enter into this baroque church: no barrier,
no glass prevent from
enjoying the view of the brushstrokes
that magically, for people like me who
is unable to
paint, have formed these figures.
And
that's how they show themselves, towards
the eyes of the diligent traveler who knows how to seize the
right opportunities to elevate his spirit from the daily monotony, those "characters"
that had made the history of the Western world, both for those who believe and for
those who have no faith.
The skin looks suffused
and the pores become the invisible passages from which intimate essences exhale.
The drawing, soft and warm, accentuates the
sinuous figures,
but it is mainly the chiaroscuro enraptures myself and catches my glance into a vortex where everything seems disjointed, wrapped in light.
In Rome together with
Ignaz Stern a lineage of artists accompanied the transition
from the Late Baroque to the
Neo-Classicism and
to the Romanticism; the latter, an era which will feature
vivid colors,
gauzy atmospheres
and delicate sentimentalism.
Contemplating
“The Nativity” you can feel the vibration, the music, and the sensibility of the pictorial genius of Stern,
sweet and intense at the same time.
Painted
in 1724 “The Nativity”
was depicted as a night where, by candlelight, the
visions seen by St. Bridget of Sweden
in the cave of Bethlehem became material.
The
time portrayed is the one when Mary is holding the Child into her arms while she is thanking God, praying but not bowed but turning her eyes to
the sky, still in the grip of the ecstasy’s effect
she had had before childbirth.
Then the
little cherub is very delightful
portrayed while he is kissing the little feet of
the Child Jesus and I consider marvelous the Nordic atmospheres that
envelop the scene into misty and impalpable shades: “ which are covering shapes and colors of dewy powder,
leaving the flashes of light running at the same time winning darkness and reverberating on
meat” as Vittorio Sgarbi poetically describes the
masterpiece, the canvas’s owner who made possible the temporary loan in Viterbo.
UA-47835525-1
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