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QUANDO ARRIVI A ROMA
Quando arrivi a Roma i primi abitanti della città che incontri, oltre ai secolari pini, sono le fontanelle.
Fontanelle in
ogni angolo della città che, ciascuna a modo suo, ti raccontano Roma.
Roma deve la
propria vita anche alle fontane che da
sempre sono una grande risorsa.
All’inizio c’era
solo il Tevere che bagnava i campi,
era una barriera di difesa per gli antichi che qui vivevano ed era anche la “strada” che permetteva a Roma di
essere in contatto con il mondo che nel
Mediterraneo si affacciava.
Poi vennero gli Acquedotti con il primo della lunga
serie, lungo 16 km, costruito 312 anni
prima che Cristo nascesse e che
venne chiamato Appio.
Ma l’arrivo
capillare dell’acqua in ogni angolo della città è stato sempre assicurato dalle fontanelle e fu
proprio l’abbondante presenza di acqua
che fece ribattezzare Roma come la “regina aquarum”, la “regina dell’acqua”.
Il “padre”
dell’archeologia, Rodolfo Lanciani
ne sottolineò l’abbondanza: oltre alle terme, nell’antica Roma erano presenti 212 fontane, alimentate da 11 acquedotti accanto ai quali 247 serbatoi di raccolta garantivano 1 miliardo di litri al giorno di acqua
potabile limpida e fresca.
L'ACQUA "VIAGGIAVA"
L’acqua “viaggiava”
attraverso la città mediante ponti e
viadotti che ancora oggi puoi vedere nel parco degli acquedotti dell’Appia Antica o inglobati all’interno di
edifici in pieno centro a due passi
da Largo di Torre Argentina. Questi
strumenti di ingegneria erano infatti necessari per fare superare all’acqua i
dislivelli di una città cresciuta fra i
suoi Sette Colli.
Gli acquedotti e
le fontanelle ti parlano ancora ed
ognuna ha una storia diversa da
raccontare in una città come Roma che ne possiede più di qualunqe altra: c’è chi dice che qui ce ne sono 2000, e
chi dice di aver contato fino 2500
fontanelle.
I "NASONI"
Ma quello che è certo è che Roma è l’unica ad avere i “nasoni”.
Li volle il
primo sindaco, Luigi Pianciani, e questo nome deriva dal tubo ricurvo metallico che dà alle fontanelle l’aspetto di
piccoli nani.
Nei caldissimi pomeriggi estivi, infatti, stanno
lì sorridenti a guardarti mentre ti
catapulti con la tua bottiglietta
vuota alla ricerca di acqua!
Il loro identikit è questo: altezza è 1 metro e
10; il naso è lungo 62 centimetri, pesano 100 chili e sono di ghisa.
MA UNA NUOVA GENERAZIONE DI FONTANELLE
Ma una nuova generazione di fontanelle iniziò
a vivere a partire dagli anni ‘20 del XX
secolo quando il giovane Pietro Lombardi,
appena 31 anni, diplomato in architettura all’Accademia di Belle Arti in Via
Ripetta, vinse il concorso nazionale
per la fontanella da realizzare a
Testaccio.
Lombardi
si ispirò al vicino “monte dei cocci” e ideò una fontanella composta da tante anfore l’una sull’altra, che
evocava perfino una pagoda indiana.
Ma soprattutto questa
fontanella ti racconta dell’epoca in
cui nacque: la ricerca di una
dimensione lineare e stilizzata
nella città che era la Capitale del barocco
sovrabbondante e teatrale.
L’idea ebbe
successo, e sta ancora là, dove inizia via Marmorata, a Piazza dell’Emporio.
L’anno
dopo,
su proposta della Sovrintendenza, a Lombardi
venne affidata anche la realizzazione di
altre 9 fontanelle rionali, nei cui elementi compositivi dovevano essere
presenti le caratteristiche del
luogo.
Ed è così che queste
fontanelle ti offrono una profusione di
suggestioni e ti raccontano Roma
nelle sue note caratteriali più essenziali e più vere.
La
Botte in Via della
Cisterna, per ricordare le numerose osterie in zona; la fontana delle Tiare, tra il colonnato di Piazza San Pietro ed il Passetto di
Borgo, con le sue tre chiavi papali
sormontate da altrettante tiare pontificie; i Libri vicino a dov’era la biblioteca a Via degli Staderari; la fontana della Pigna, posta di fronte alla Basilica di San Marco, vicino al
Vittoriano di Piazza Venezia, nella
quale due corolle di tulipani sostengono la pigna, che simboleggia il nome
stesso del rione; la fontana delle Palle
di Cannone, situata in Via di Porta Castello, vicino la fortezza militare
di Castel Sant’Angelo; la Fontana
del Timone, a ridosso del complesso
del San Michele, ad evocare l’antico porto sulle
sponde del Tevere, quello di Ripa
Grande; e a Via Margutta la
fontana delle Arti dove compassi, pennelli e colori simboleggiano i pittori e gli scultori che, da sempre, affollano Roma.
Via di Porta Castello |
Via degli Staderari |
Fontana del Timone |
Via Margutta |
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